DSA e terapia nei Paesi Bassi

La nostra ultima settimana fra i mulini inizia con un incontro che aspettavamo da tanto: quello con Mariette, l'esperta di dislessia che lavora all'interno del De Gondelier (ma non solo).
La osserviamo lavorare con una piccola "paziente" durante una seduta che dura circa 45 minuti e abbiamo modo di parlare con lei prima e dopo.
Le chiediamo inizialmente di poter vedere i test somministrati ai bambini con sospetta dislessia.
Questi sono realizzati dal CITO (il loro INVALSI) e interessano le abilità di lettura innanzitutto.
Su un foglio c'è un elenco di parole che il/la  bambino/a legge in un minuto e la specialista appunta quante ne riesce a leggere e gli errori che compie.
Il secondo elenco somministrato presenta parole inesistenti per valutare come il paziente combini i suoni (assai complicati in olandese).
Si chiede poi di leggere una storia, e di scrivere qualche parola sotto dettatura. 
I test sono davvero numerosi, ci precisa Mariette, e servono a individuare il livello di gravità del problema e la sua reale esistenza prima di procedere con le attività specifiche.
A differenza dell'Italia, infatti, qui per la prima metà anno dopo le prove di accertamento ci si limita ad aiutare il bambino nelle attività scolastiche per capire se le difficoltà possono essere momentanee. Dopo sei mesi, se queste persistono, si procede con la diagnosi. 
Solo in caso di gravità le famiglie hanno un supporto assistenziale perché la terapia con l'esperto a scuola, una volta a settimana, è a pagamento. Lo sono anche i software e il computer portatile che il bambino deve utilizzare,  mentre i libri sono gratuiti.  
Anche nei Paesi Bassi esiste una legge che tutela i soggetti con DSA nel percorso scolastico fino all'università (qui è dato un anno in più per completare gli studi senza andare fuori corso).
L'osservazionè sui bambini inizia già dalle primissime classi, perché già dal grade 1 (ricordiamo, 3-4 anni) vengono prese in considerazione la difficoltà nel ricordare nomi o la fluency nel parlare. Col tempo si cerca di capire se questi aspetti si fanno più evidenti e quindi necessitano di essere attenzionati e testati. 
Per quanto concerne i sussidi nella terapia, vediamo la specialista all'opera con la piccola paziente. Una prima attività vede l'ausilio di piccoli cubi colorati da sovrapporre in una sequenza che corrisponde alle lettere associate ai colori. Questo esercizio aiuta nella memorizzazione della esatta sequenza di vocali e consonanti nella parola. 
Sullo stesso principio si basa la seconda attività che presenta dei tondi con le stesse tinte che la bambina tocca nell'esatta sequenza. 
Anche i software che utilizza poi al PC hanno lo stesso scopo.
Un'altra attività ludica che Mariette ci invita a provare consiste nell'accostare forme geometriche di dimensioni e spessori diversi secondo una sequenza per la quale non possono mai porsi accanto due forme con le stesse dimensioni o lo stesso spessore. Molto meno semplice di come potrebbe sembrare ad un primo approccio, capiamo che questo è in realtà un esercizio di concentrazione. 
Mariette infatti, a conclusione del nostro interessante incontro, ci spiega che nelle scuole in cui lavora aiuta a concentrarsi non solo i bambini con diagnosi specifica ma anche quelli che hanno difficoltà di attenzione.
Anche questa figura all'interno della scuola risolve il problema logistico per la famiglia dell'accompagnamento per la terapia, che si svolge in orario scolastico.
Nel pomeriggio saranno i genitori ad aiutare il figlio a svolgere i compiti (sappiamo ormai che sono pochi!!) per casa...




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